Città di Civitavecchia
Edizione 2024
Giunge alla sua terza edizione il Premio Eugenio Scalfari, Città di Civitavecchia.
La giuria quest’anno sarà presieduta da Massimo Giannini e vedrà la partecipazione di Ezio Mauro come presidente onorario, Dacia Maraini, Corrado Augias, Concita De Gregorio, Maria Grazia Calandrone, Bruno Manfellotto, Loredana Lipperini, Nicola R. Porro e Maria Zeno.
Sono previste due sezione di premi: giornalismo e poesia che, come espresso dal Direttore de La Repubblica, rappresentano “…due anime che tengono insieme le diverse sfumature di una personalità articolata e complessa come quella del fondatore del nostro giornale scomparso il 14 luglio del 2022”.
Premio
Il giornalista dell'anno
La giuria giudicherà il/la giornalista dell’anno a cui sarà assegnato il Premio Eugenio Scalfari – Città di Civitavecchia alla sua seconda edizione.
Vincitrice
SIMONETTA FIORI
inviata del quotidiano "la Repubblica"
Premio
La Poesia
Una commissione, coordinata da Maria Zeno e composta da Michele Capitani, Ettore Falzetti, Vera Improta, Marina Marucci, Giuseppe Nuccetelli, Lucia Scaggiante, Stefania Tinti, Paola Angeloni, Elisabetta Appetecchi, Carola Villotti, ha selezionato le opere poetiche pubblicate tra il 2023 e il 2024, indicandone sette per il giudizio finale della Giuria.
Vincitrice "Premio poesie"
DANIELA ATTANASIO
per Vivi al Mondo (Vallecchi)
Menzione speciale
Giornalismo
Annalisa CAMILLI
Menzione speciale
Giornalismo
Lucia GORACCI
Teatro Traiano di Civitavecchia
Mercoledì 12 Dicembre 2024 ore 18.00
(Ingresso al pubblico ore 17.30)
Ingresso libero
La Giuria
Entra nel mondo della carta stampata nel 1972 collaborando con la Gazzetta del Popolo di Torino, occupandosi soprattutto del terrorismo nero degli anni di piombo.[1] Proprio a causa dei suoi articoli sul terrorismo viene pedinato a lungo dal brigatista rosso Patrizio Peci, che suggerì alla propria colonna di organizzare un attentato ai suoi danni. Nel 1981 passa a La Stampa, quotidiano per il quale è inviato speciale e responsabile della politica interna. Dal 1988 lavora per la Repubblica come corrispondente da Mosca. Per tre anni racconta la grande trasformazione della perestrojka, viaggiando nelle Repubbliche dell'Unione Sovietica.
Il 26 giugno del 1990 torna a La Stampa assumendo l'incarico prima di condirettore, poi di direttore (dal 5 settembre 1992).[4] Il 6 maggio 1996 sostituisce il fondatore Eugenio Scalfari alla guida de la Repubblica. L'esordio di Mauro alla direzione del quotidiano romano è caratterizzato da un infortunio giornalistico: il 30 maggio 1996 viene infatti annunciata e commentata la vittoria di Shimon Peres alle elezioni israeliane, quando ancora lo spoglio non è terminato. Alla fine risulterà vincitore Benjamin Netanyahu.[5] Fautore di una linea editoriale critica verso le politiche dei governi Berlusconi, dal 14 maggio 2009 al 6 novembre 2009 pubblica quotidianamente sul proprio giornale dieci domande critiche rivolte da Giuseppe D'Avanzo al Presidente del Consiglio. Il 15 gennaio 2016 lascia la direzione di la Repubblica, sostituito da Mario Calabresi, e diventa successivamente editorialista dello stesso quotidiano.
Nel 2018 è insignito a Palazzo Farnese dell'onorificenza di cavaliere della Legion d'onore francese.
Nasce a Firenze nel 1936, primogenita dell'antropologo, orientalista e scrittore fiorentino Fosco Maraini e della pittrice e gallerista palermitana Topazia Alliata, appartenente per parte materna al ramo siciliano dell'antico casato pisano degli Alliata, ovverosia gli Alliata di Salaparuta. Il nonno paterno della futura scrittrice fu lo scultore e critico d'arte romano d'origini ticinesi e genovesi Antonio Maraini (1886-1963), deputato del Partito Nazionale Fascista dal 1934 al 1939, nonché stretto collaboratore del gerarca Achille Starace e principale fautore delle politiche artistico-culturali del regime fascista, mentre la nonna paterna fu la scrittrice inglese, nata nell'allora Ungheria asburgica e d'origini in parte polacche, Yoï Crosse (1877-1944); il nonno materno fu il gastronomo Enrico Maria Alliata di Villafranca (1879-1946), proprietario della rinomata azienda vinicola Corvo ed ultimo signore delle antiche cantine di Casteldaccia, mentre la nonna materna fu Oria Maria Amelia "Sonia" Ortúzar Ovalle de Olivares (1892-1981), una cantante lirica, che però non poté esordire, figlia d'un diplomatico cileno.
Maraini trascorse l'infanzia in Giappone, dove i genitori si erano stabiliti nel 1939, e dove nacquero le sue sorelle Yuki e Antonella, detta Toni. A seguito della caduta del fascismo e susseguente dichiarazione dell'armistizio di Cassibile nel 1943, con cui dunque l'Italia spezzava i suoi legami con l'Asse, la famiglia venne internata in un campo di concentramento dalle autorità giapponesi, dove patì la fame.
Soltanto nel 1945 la famiglia riuscì a rientrare in Italia, stabilendosi dapprima in Sicilia, presso la tenuta dei nonni materni, Villa Valguarnera di Bagheria, ed in seguito a Roma. Dopodiché il padre Fosco, da solo, volle tornarsene a Firenze. Questi anni sono raccontati dalla stessa Maraini nel suo romanzo Bagheria:
«Conoscevo troppo bene le arroganze e le crudeltà della Mafia che sono state proprio le grandi famiglie aristocratiche siciliane a nutrire e a far prosperare perché facessero giustizia per conto loro presso i contadini Io non ne volevo sapere di loro. Mi erano estranei, sconosciuti. Li avevo ripudiati per sempre già da quando avevo nove anni ed ero tornata dal Giappone affamata, poverissima, con la cugina morte ancora acquattata nel fondo degli occhi. Io stavo dalla parte di mio padre che aveva dato un calcio alle sciocchezze di quei principi arroganti rifiutando una contea che pure gli spettava in quanto marito della figlia maggiore del duca che non lasciava eredi. Lui aveva preso per mano mia madre e se l'era portata a Fiesole a fare la fame, lontana dalle beghe di una famiglia impettita e ansiosa. E invece eccoli lì, mi sono cascati addosso tutti assieme, con un rumore di vecchie ossa, nel momento in cui ho deciso, dopo anni e anni di rinvii e di rifiuti, di parlare della Sicilia. Non di una Sicilia immaginaria, di una Sicilia letteraria, sognata, mitizzata.»
I temi caratteristici della sua produzione (la condizione storica e sociale della donna, l'infanzia, il riscatto politico dei reietti e dei disadattati, l'alienazione e frustrazione femminili nella società contemporanea), le hanno fatto privilegiare uno stile chiaro e realistico, con un forte interesse anche per il versante della documentazione. Autrice poliedrica, si è segnalata inizialmente con il romanzo L'età del malessere (1963). Ha scritto in seguito numerose opere narrative: Memorie di una ladra (1972); Donna in guerra (1975); Isolina (1985); La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, premio Campiello 1990); Bagheria (1993); Un clandestino a bordo (1993); Voci (1994), premio internazionale Flaiano; Dolce per sé (1997); il volume di racconti Buio (1999); La nave per Kobe (2001); i romanzi Colomba (2004). Nel 2007 ha pubblicato Il gioco dell'universo, in cui rilegge gli scritti del padre ricostruendone il percorso intellettuale ed esistenziale, e Passi affrettati, dedicato al tema della violenza sulle donne, dal quale l'anno successivo è stato tratto lo spettacolo, da lei scritto e diretto, messo in scena in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne; al 2008 è datato anche Il treno dell'ultima notte, in cui seguendo la vicenda privata della protagonista si ripercorrono alcuni dei momenti più tragici della storia del Novecento. Tra le opere successive occorre ancora citare: La ragazza di via Maqueda (2009), in cui si intrecciano le storie di personaggi emblema di una generazione formatasi dopo la seconda guerra mondiale, con le loro illusioni e delusioni, emblema di un'Italia in fermento; la raccolta di scritti di viaggio La seduzione dell'altrove (2010), che propone al contempo un percorso critico tra le contraddizioni e gli egoismi della società italiana; La grande festa (2011), sofferta indagine onirica sul valore del ricordo. È inoltre autrice di saggi (Storia di Piera, 1980, in collab. con P. Degli Esposti; Amata scrittura, 2000), raccolte di versi (Viaggiando con passo di volpe, 1991; Se amando troppo, 1998), opere teatrali (Il ricatto a teatro e altre commedie, 1970; Dialogo di una prostituta con un suo cliente, 1978; Stravaganza, 1987; Veronica, meretrice e scrittora, 1992; Fare teatro: 1966-2000, 2000, che raccoglie gran parte della sua opera teatrale) e sceneggiature, oltre che regista cinematografica e teatrale. Nel 2012 è stata insignita del premio Fondazione Campiello alla carriera; nello stesso anno ha pubblicato la favola a fumetti La notte dei giocattoli, illustrata da D. Bonomo, e il libro di racconti L'amore rubato. Tra le sue opere più recenti vanno segnalati la biografia Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza (2013), i romanzi La bambina e il sognatore (2015) e Tre donne (2017), il testo autobiografico Corpo felice. Storie di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va (2018), il libro di fiabe per l'infanzia Onda Marina e il Drago Spento (con E. Murrali, 2019), entrambi nel 2020 il romanzo storico Trio e il saggio Il cammino delle donne (con C. Valentini), nel 2021, La scuola ci salverà e, con G. Varisco e S. Cappelletto, Sui generis, e Caro Pier Paolo (2022), un libro di memorie in forma di lettere in ricordo dell’amico P.P. Pasolini.
Vive a Roma e dal 2010 tiene a battesimo poeti esordienti, ritenuti meritevoli di pubblicazione, per la rivista internazionale Poesia, nella rubrica di inediti Cantiere Poesia. Scrive sul quotidiano il manifesto e su la 27ora del Corriere della Sera.
Dal 2010 scrive e conduce programmi culturali per Rai Radio 3.
Ha collaborato con Unomattina Poesia (Rai 1), con Rai Cultura e Cult Book (Rai 3).
Collabora da anni con l'attrice Sonia Bergamasco, per la quale ha composto i monologhi: La scimmia bianca dei miracoli e Pochi avvenimenti, felicità assoluta, lavoro dedicato alla memoria d'amore tra Robert e Clara Schumann e trasmesso in diretta dal Quirinale.
Inviata dall'Istituto giapponese di cultura di Roma nelle città di Tokyo e Kyoto per il Premio Haiku in Italia, si innamora dell'essenzialità e dell'eleganza della cultura giapponese e ne traduce le istanze nella propria poesia.
La sua poesia è tradotta in molte lingue, tra le quali lo spagnolo e il francese.
Esordisce nel 1994 con la silloge Illustrazioni, premio Eugenio Montale per l'inedito. Nel 1998 ottiene la pubblicazione-premio (Premio Nazionale Nuove Scrittrici) di Pietra di paragone, volume dedicato alla figura del padre Giacomo Calandrone, combattente volontario nella guerra civile di Spagna e deputato comunista, nonché autore di saggi storici e politici.
L'attenzione per gli eventi storici (dalla guerra di trincea ai disastri di Hiroshima e Babi-Yar, agli eccidi di Guernica, Marzabotto e Sant'Anna di Stazzema) e sociali ("Maria Grazia Calandrone, che sa spaziare dalla cronaca della Thyssen all'epicedio classico": Valerio Magrelli su la Repubblica, 23.2.11) rappresenta una costante nell'opera poetica di Maria Grazia Calandrone, che alterna lo sguardo collettivo a quello privato, mantenendo in entrambi i casi il desiderio etico di pronunciarsi a nome di un "corale umano".
Anche La scimmia randagia, sebbene "interamente dedicato" alla nascita del figlio Arturo, è libro cosmogonico con il quale Maria Grazia Calandrone vince il Premio Pasolini Opera Prima. Il medesimo intento "corale" si riscontra in Come per mezzo di una briglia ardente, variazione sul tema della "tremenda semplicità della morte" (materna) e ne La macchina responsabile, testo dove l'autrice si interroga sulla responsabilità individuale nelle stragi di massa, ovvero sulla natura e sulla distribuzione del male e sulla scelta che ogni essere umano è quotidianamente necessitato a compiere.
Nel 2010 pubblica Sulla bocca di tutti, opera vincitrice del Premio Napoli. In un articolo pubblicato su Il Venerdì di Repubblica, Enzo Golino rintraccia in essa la “forza simbolica dell'elemento primordiale che unisce l'amore e il dolore più estremi”. Il volume esamina il punto di non-ritorno dell'Occidente, universalmente assunto nell'emblema del crollo delle Torri Gemelle, ancora a contrasto con la privata e gioiosa rifondazione del mondo avvenuta con la nascita della figlia Anna. Segue, sempre nel 2010, Atto di vita nascente, rielaborazione memoriale dell'amore nascente.
Il primo romanzo di Calandrone viene pubblicato nel 2011 per Luca Sossella: L'infinito mélo, una prosa onirico-visionaria che segue inconsciamente le tappe del Viaggio del sole notturno, testo iniziatico egizio, accompagnata da Vivavox, cd di sue letture dei propri testi, tra i quali compare Alla compassione di tutti[8], cronaca del suicidio della madre naturale, Lucia Galante. La tragica decisione della madre viene impiegata dall'autrice per dimostrare come pregiudizi e tabù possano arrivare a condannare a morte un'innocente. Senza rabbia e con lucidità estrema, Maria Grazia Calandrone interpreta il suicidio della propria madre come un omicidio sociale.
Nella quarta sezione de La vita chiara, dedicata all'Aria, la poetessa assume nelle proprie parole la lezione di levità di Fryderyk Chopin ("nulla sia noto di noi che il sorriso") e il duro compito della sublimazione amorosa di Teresa d'Avila. Una seconda prosa, Salvare Caino, sul tema del superamento del trauma da narcisismo nella relazione d'amore, accostata a un dipinto di Antonio López García, verrà pubblicata nel 2014 da Donzelli Editore nell'antologia di racconti figurativi Nell'occhio di chi guarda.
Il progresso interiore, e dunque poetico, verso l'inno di gioia, continua con Serie fossile (rosa del Premio Viareggio[9] e premi Tassoni e Marazza), opera nella quale Maria Grazia Calandrone canta a voce spiegata l'amore assoluto, che diventa esperienza di “amore dirompente” e anticonvenzionale “per il creato”, condotta con toni lirici ed elegiaci, ma anche scientifici e farseschi – come osserva Aldo Nove nella sua recensione sul rotocalco Donna Moderna, mentre Daniela Attanasio su il manifesto scrive che "Il corpo descritto viene evocato, in una sorta di adorante preghiera pagana, come esemplare primigenio della specie, figura che incarna la completezza della natura femminile".
Segue Gli Scomparsi – storie da Chi l'ha visto?, opera vincitrice del Premio Dessì, ispirata all’omonima trasmissione televisiva e interamente dedicata alle storie degli altri. «E proprio nella compassione (molte volte ribadita e nei contesti più differenti, quasi fosse una benigna ossessione), si svela una forte capacità di immedesimazione, mirabile ad esempio nella straziante suite sullo sterminio nei campi nazisti.» continua Nicola Bultrini su Il Tempo a proposito de Il bene morale, un libro dalla parte delle vittime, ma anche libro di gioia, sul gramsciano ottimismo della volontà. Nel 2019 Calandrone pubblica infatti Giardino della gioia, con Arnoldo Mondadori Editore. Come scrive Concita De Gregorio sul settimanale «D» di La Repubblica (quotidiano), Giardino della gioia, «è una cosa che fa stare bene ogni giorno».
"Immagina che vedremo" è la poesia che ha scritto nel 2020 per il libro "#COVID19" di Fausto D'Agostino e Mario Pappagallo.
Nel 2021 Calandrone pubblica il romanzo bestseller Splendi come vita (Ponte alle Grazie), dedicato alla madre naturale Lucia (originaria di Palata, e morta suicida col marito dopo averla abbandonata sul Tevere) e alla madre adottiva Consolazione, semifinalista al Premio Strega 2021. L'anno dopo rilascia l'ideale seguito Dove non mi hai portata (Einaudi) dove ricostruisce tra realtà e romanzo la vita di Lucia.
Scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica, dal 1990 scrive sulle pagine culturali de La Repubblica ed è fra i conduttori di Fahrenheit su Radio Tre. In precedenza ha diretto giovanissima l'agenzia di stampa Notizie Radicali ed è stata fra le prime voci di Radio Radicale, passando poi a Radio Rai, per la quale ha condotto numerosi programmi trattanti musica classica e attualità. Come giornalista ha collaborato, negli anni, a riviste e quotidiani come Sipario, Pianotime, Il Giornale della Musica, l'Unità, Il Secolo XIX, Il Venerdì, L'Espresso.
Dal 2014 è direttrice artistica del Festival letterario "Gita al faro" a Ventotene e dal 2016 del festival invernale a Macerata "I giorni della merla" insieme a Lucia Tancredi. Fa parte del gruppo di consulenti editoriali di Nicola Lagioia, direttore artistico del Salone del Libro di Torino. Dal 2015 tiene un corso di letteratura fantastica alla Scuola Holden di Torino e, fino al 2018, presso Bottega Finzioni di Bologna: oltre a cicli di lezioni on line, ha firmato la prefazione di "On writing" di Stephen King e ha curato l'antologia di racconti "Il Bazar dei brutti sogni". Nel 2021 ha curato anche un'antologia di racconti fantastici, "Le scrittrici della notte" (Il Saggiatore) che include i testi di autrici italiane che possono rientrare nella definizione di gotico.
Dal 2004 ha un blog che si chiama Lipperatura, ospitato sul portale Kataweb.it, dove pubblica recensioni, interviste, e commenti principalmente relativi a nuove uscite editoriali, su temi legati al mercato e alle manifestazioni librarie, a produzioni trans-mediali e a questioni di genere e di attualità.
Dal 2007 al 2008 ha fatto parte della giuria del Best of Show, il premio ludico assegnato ogni anno da Lucca Games. È anche stata nella giuria del Premio Letterario Pinuccio Tatarella Città di Bari, del Premio Arte di parole, del premio Pozzale Luigi Russo[6], del premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante, del premio Mondello 2016, del Premio Scerbanenco. Attualmente è nella giuria del premio Biella Letteratura e Industria, del premio Lattes Grinzane, ed è fra gli Amici della Domenica del Premio Strega.
Per la televisione ha condotto Confini su Rai 3 e una rubrica fissa su L'altra edicola di Rai 2. Come autrice ha firmato la sigla finale della prima edizione di Pinocchio di Gad Lerner su Rai 1, è stata consulente di Milleunteatro (sempre per Rai 1), ha scritto le due serie del programma di scienza per ragazzi Hit Science , la striscia settimanale Mammeinblog e ha scritto con Raffaella Carrà, Sergio Japino e Caterina Manganella Il gran concerto, in onda su Rai 3.
Negli anni ottanta passa al settimanale Panorama, dove tratta temi economici e politici. Di questa testata ha diretto prima la redazione di Roma e poi quella centrale, sotto la direzione di Claudio Rinaldi.
È successivamente vicedirettore de l'Espresso (dal 1992 per cinque anni), direttore della Gazzetta di Mantova e quindi del quotidiano livornese Il Tirreno.
Nel 2003 pubblica il saggio S-profondo nord: viaggio nella Padania che non ti aspetti, un'indagine sugli aspetti negativi e poco noti del nord Italia.
Dal 12 agosto 2010 al 9 ottobre 2014 è stato direttore de l'Espresso. Attualmente è editorialista de L'Espresso e de Il Piccolo.
Maria Zeno
Consegna dei premi
All’evento conclusivo della consegna dei Premi hanno assicurato la partecipazione le figlie di Scalfari, Donata ed Enrica