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Photographer: Dino Ignani

A Biancamaria Frabotta

Nella prima edizione del Premio Eugenio Scalfari, Città di Civitavecchia, una sezione sarà rivolta alla “Poesia al femminile” in particolare per ricordare la figura della poetessa Biancamaria Frabotta, deceduta a giugno di questo anno.
Anche lei, come Scalfari, ha avuto uno stretto rapporto con Civitavecchia e una intensa frequentazione negli anni giovanili, di cui dà testimonianza nelle sue opere.

La nostra città ritorna spesso nelle opere delle Frabotta, ricordo indelebile delle estati di bambina e ragazza.

« Fra poco/ci staranno addosso in tanti i polipi/ della città fantasma/ con tentacoli e raggiri e tu, ora lesta/ a provocarli, col guizzo circasso/ dell’occhio, a patirli, sordida/ giòvale, giovane Civitavecchia/ sgarbata bilancia fra apocalisse e paese/ smaniosa pazienza è la felicità che/ incendia in lei troppe parole o nessuna»

“A Civitavecchia, dove è nata mia madre, vivevo quattro mesi di libertà, da giugno a settembre, nella casa dove i nonni materni erano stati ricacciati dopo i bombardamenti anglo americani. Il carattere etrusco, scorbutico e indolente dei civitavecchiesi, da bambina lo temevo, da adolescente mi rincresceva, da grande lo imitai senza accorgermene. Un giorno Moravia mi chiese se non volessi piuttosto essere chiamata «civitavecchina »

Ai suoi ricordi del carattere etrusco di Civitavecchia, in bilico tra l’apocalisse del Tirreno e il senso della sua comunità, alla sua poesia pacata, ma vigorosa, alla sua lettura appassionata della letteratura e della conoscenza della letteratura è dedicata una sezione della prima edizione del premio.

A Biancamaria Frabotta, all’irriducibile coinvolgimento della poesia femminile.

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